lunedì 6 gennaio 2014

Polemica a vanvera

Polemizzare ha antiche origini.
Dio creò Adamo e già quello si lamentava di avere gli attrezzi ma non sapere come usarli.
Dio, stufo delle polemiche, creò la donna.
Condannando l'uomo a subire polemica per il resto dell'eternità.
Nell'antica Grecia polemizzavano tutti, ognuno a suo modo, da Platone ad Aristotele, passando per Socrate.
Che pur di polemizzare mandò a puttane il suo processo e si fece condannare a morte.
In epoca Romana, Cassio polemizzò con Cesare per non esser stato nominato console.
Dato che Cesare se ne batteva delle lamentele di Cassio, questi decise di metter su un allegro squadrone della morte e infilzare il noto dittatore.
Si narra al grido di "così impari!".
Ai giorni nostri esistono interi palinsesti che fondano la loro programmazione su programmi dove la gente discute.
Programmi politici, calcistici, culinari, di canto, finti tribunali mediatici e assurdi pomeriggi pseudo-giornalistici.
In questo caso, però, la polemica è usata contro essa stessa: giunoniche conduttrici dalla discutibile cultura polemizzano contro questo e quello, scatenando polemiche contro le polemiche, e creando un vortice inarrestabile si stronzate inaudibili.

Beh, chi si esprime usando come strumento la polemica generalmente lo fa, a differenza di questi esempi di scarsa evoluzione umana, per sollevare dibattiti.
Discutere le opinioni e le idee altrui è un modo per riflettere e ragionare su questioni che possono sembrare banali e di poca importanza, ma che in realtà non lo sono.
Mettere in dubbio la veridicità delle fonti, l'esattezza dei contenuti, la ragionevolezza delle posizioni è un esercizio che sviluppa il senso critico, che accende quelle zone buie e piene di borseggiatori e ubriaconi che sono, alle volte, settori del cervello delle persone.
Stimola l'intelletto, sprona il pensiero, schiaffeggia sulle chiappe quella biondona gnocca ma stupida che si impossessa delle brune con gli occhiali che dovrebbero essere intelligenti, ma davanti alla tv si rincoglioniscono di brutto.
Polemizzare innalza se stessi sopra la mucchia di boccaloni, creduloni, ignoranti e retorici che annaspano sperduti nei mari di Facebook e del world wide web in generale.

Attenzione, però: polemizzare non significa automaticamente essere superiori.
Esistono polemiche sterili, polemiche controproducenti, polemiche diffamanti.
La polemica è un'arte.
Si impara giorno per giorno, prima vomitando a occhi chiusi sentenze casuali su bersagli sorteggiati, poi piano piano prendendo la mira.
Sia sul nemico che sull'argomento.

Eh sì, perché "polemica" significa "attinente alla guerra" (se non ci credete controllate su Wikipedia) e quindi il bersaglio della polemica è l'avversario, il nemico.
Non si fa polemica su argomenti che si ritengono sensati.
Si usa la polemica per mettere in discussione affermazioni che ci irritano, ci infastidiscono, oppure per attaccare comportamenti che ci rendono la giornata difficile, come lo stronzo che all'incrocio con 3 corsie sbarella come una biglia sparata fuori da un flipper (no, non il simpatico delfino) in corto circuito (no, non il film con il tenero robottino), mentre mette la freccia nella strada a senso unico con svolta obbligata a destra.

Insomma, con il giusto allenamento potrete riuscire a polemizzare anche mentre descrivete come si può usare la polemica nella vita di tutti i giorni.
Vi detesteranno, vi chiameranno "odiosi", "permalosi", "stupidi", "intolleranti".
Non lasciatevi intimorire.
Compito del polemico è anche resistere indomito a tali nomenclature e riuscire a costruirci sopra un'altra bella polemica.

E sarete dei pro quando saprete polemizzare, e soprattutto vorrete farlo, su uno stupido blog dal titolo "La Polemica di Dalmo".


Dalmo.




1 commento: